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ALTA FEDELTA' - CALCO (Lecco)

Piccole grandi Iota

Neat Iota, il diffusore intelligente

Puo` essere che un giorno ci serva un sistema audio da scrivania: per ascoltare musica mentre si scrive (come sto facendo adesso), per ascoltare la musica che si e` scritta (come faccio abitualmente) e si e` finalmente in possesso di una libreria di suoni campionati di buona qualita`: a quel punto, i due altoparlanti del computer non bastano piu`. E la scelta sara` lunga e complessa, perche´ di diffusori piccoli se ne trovano di ogni prezzo e di qualsiasi qualita`, anche al di sotto della peggiore delle previsioni. Allora, faccio un passo indietro: perche´ si comprano mini-diffusori?

A naso, farei tre ipotesi: perche´ si ha poco spazio (ma mi sembra l’ipotesi meno verosimile: se si e` single o si ha una moglie comprensiva [o la si e` resa comprensiva], lo spazio per diffusori ‘normali’ si trova sempre; alla peggio, li si prende laccati bianchi e quasi qualsiasi compagna di genere femminile sara` d’accordo); perche´ non si hanno, o non si vogliono spendere, molti soldi: ottima ragione, ma auguri perche´ se si parte dal cosiddetto budget le probabilita` di finire con qualcosa che non si voleva sono molto alte. Infine, ci sono coloro che vogliono i mini-diffusori: e qui si torna agli anni ottanta, a scatolotti inglesi pensati per essere usati in un furgoncino per trasmissioni radio, con un preciso rigonfiamento nel medio basso e tarati quasi esclusivamente per la voce umana – ma li vedo nella stanza di un duro e puro, a due o piu` metri dalle pareti di una sala ampia, a un metro di distanza l’uno dall’altro – in pratica, l’evoluzione delle cuffie Jacklin Float, quelle che sembravano micro-diffusori appesi alla testa e a un centimetro o due dalle orecchie. E, naturalmente, amplificati a valvole.

Ma puo` capitare di imbattersi in un prodotto intelligente: e con questo mi riferisco a cose pensate solo per fare al meglio possibile quello che e` loro possibile fare. Il solo scotto che si paga, in questi casi, e` che se il prodotto e` anche costruito come si deve, lo si paga un po’ piu` del necessario, dal momento che un progettista serio da`, all’intelligenza, il valore che si da` alle cose preziose.

Io mi sono imbattuto nelle Neat Iota. Conoscevo il marchio bene, poiche´ da anni non uso che elettroniche Naim e da quando la Naim ha cessato la produzione di diffusori (peccato: erano davvero intelligenti) una serie di produttori si e` dedicata alla costruzione di diffusori massimamente adatti a Naim. Il mondo Naim e` chiuso, snob ed esigente: ma non popolato da idioti. Le Neat che avevo sentito finora non mi avevano colpito in modo particolare, e quando ho visto la prima volta quelle due scatoline con un woofer da cinque pollici e un tweeter a nastro ho pensato: ecco, si sono messi a fare i furbi. Invece, questi micro-gioielli sono piu` che intelligenti, sono onesti: fanno splendidamente un filo in piu` di quello che sarebbe loro possibile, e senza trucchi.

Facciamola breve: cercate bassi nello stomaco, perche´ solo John Bonham vi scuote qualcosa nell’anima (e non avreste, in ogni caso, tutti i torti)?

Lasciate perdere. Cercate un ‘palcoscenico’ immenso, con i Wiener Philharmoniker che suonano gratis in casa vostra? Lasciate perdere. Ma se volete una coerenza, un’organicita`, una cura del particolare e una delicatezza mista a chiarissima definizione senza quegli odiosi escamotage con cui si spacciano per diffusori ‘completi’ delle cosine rigonfie o radiografanti che vi faranno tornare dal negoziante in due mesi, allora le Iota devono essere ascoltate.

Sono veramente piccole, e suonano veramente bene. Strano, perche´ mentre gli altri modelli del marchio hanno tutti, quale piu` quale meno, una chiara caratterizzazione sonora, le Iota sembrano fatte per non averne alcuna. Ha ragione chi dice che possono essere usate in locali adatti a diffusori piu` grossi, che tengono potenza, che si fanno dimenticare per quanto sono naturali, ricchissime di particolari che invece di distrarci ci lasciano soli e tranquilli con la sensazione della verita`. Lo scrivo mentre ascolto Lee Konitz, Brad Mehldau e Charlie Haden dal vivo alla Jazz Bakery di Los Angeles, e mi rendo conto che la gente, in sala, mangia e beve, ride, chiacchiera piano, tossisce, si sposta sulla sedia, sorride: non l’avevo notato fino a questo punto, prima. Sono tentato di far fuori il resto e dar loro fiducia mettendole come soli diffusori in un solo impianto; fra parentesi, le sto ascoltando con un altro gioiello, incomprensibilmente dismesso: il nuforce DDA-100. Ma siccome non c’e` piu`, lasciamolo stare. Io, comunque, l’ho comprato insieme alle Iota e adesso mi sto domandando quanto ci metteranno i rack multipiano, i CD player in quattro telai, le super alimentazioni, le fila di altoparlanti in verticale, i sistemi cablati come server della NASA a mettervi dubbi e rendervi insicuri: sono fatti per quello. Mentre queste due piccole delizie non vi daranno che bella mu- sica, un po’ leggera di basso ma ricca di immediatezza: in meno spazio della scatola da scarpe che avete tenuto insieme alle scarpe perche´ dato il costo delle scarpe non ve la siete sentita di buttarla via. Io sono torinese, ma qui in Brianza dicono: da`i retta a un cretino. Be’, fatelo: compratevele.

Massimo Bertola

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