Esoteric K-07xs
Esoteric K-07 XS, impressioni d’ascolto.
Innanzi tutto: cosa spinge un appassionato di musica a comprare un lettore CD da 8500 euro nell’epoca in cui molti ascoltano musica da un PC? Non è più il 1986, il vinile non è sparito dalla faccia della Terra e la promessa di un futuro radioso per la musica è finita insieme ai CD audio, equiparati a CD-ROM e buttati nella plastica dopo avere tolto le parti in carta. Il mercato domina e la Resistenza degli appassionati ormai si attua imbracciando un giradischi con la tecnologia di cinquant’anni fa - per molti, la musica è ancora animata da una cinghia in gomma da 50c.
Ma è certo che tutti abbiano avuto la possibilità di ascoltare il Compact Disc al suo meglio? Non abbiamo buttato il bambino insieme all’acqua del bagno? Come dimenticare l’impressione fiabesca che il primi dischi luccicanti da 12 cm. di diametro ci facevano, trentacinque anni fa?
Dopo due anni di musica ascoltata da un computer attraverso uno streamer/DAC eccellente e un amplificatore integrato eccellente (il Bricasti M3 e il Pass INT-25 rispettivamente) può succedere che uno guardi il MacBook Pro dove ha stipato centinaia (se non migliaia) di file e, all’improvviso, non creda più che quella è la soluzione migliore: o ha ragione il computer, o hanno ragione quelli che si sforzano di produrre macchine speciali, di costo elevato. Eppure l’appassionato ha posseduto molti lettori CD, cominciando con il Pioneer da seicentomila lire per finire con il Naim CDS3, listino pari a sei stipendi di un insegnate compresa l’alimentazione esterna, indispensabile (per fortuna c’è l’usato). Ma, un momento: nel 1985 lo stipendio di un insegnate era di 600.000 lire - il costo del Pioneer, per allora un entry-level. L’appassionato ha cominciato presto a mettere il piacere al posto del buon senso. Proviamo a vedere se aveva ragione.
L’Esoteric K-07xs è il modello di base del brand Giapponese, etichetta di lusso dell’espertissima Teac, che si è conquistata una reputazione puntando sul gradino 1 della riproduzione audio: la meccanica di lettura. Intorno a quella, Teac ha costruito una macchina dall’aspetto quasi abbagliante, un livello costruttivo da orefici, una solidità disarmante. La s dopo la x significa che il nuovo modello incorpora una serie di novità introdotte nel CDP più caro: sempre intelligente da parte di un’azienda - far sentire al proprietario che pur avendo comprato il numero uno si gode parte della stessa qualità del numero dieci. Il K-07xs riproduce i SACD, e può essere usato come Dac esterno grazie alla presa USB sul retro. Apparentemente, un lettore definitivo.
Provato a casa con il Pass, esaurita la breve parte di disorientamento da regolazioni (bisogna selezionare le prese di uscita, nel nostro caso RCA - ma bisogna farlo anche sui Naim), dal lettore esce un suono che sulle prime può confondere: totalmente impersonale, timbri perfetti che sbucano dal nulla come apparizioni, una veridicità del tutto nuova (e convincente). Nessuna asprezza, una ricchezza di particolari inattesa; senza traccia d’intenzione di dire la sua, l'Esoteric K-07 xs sembra riprodurre tutto quello che c’é nella registrazione senza aggiungere e senza togliere. Questo colloca l’ascoltatore in una posizione strana - eravamo pronti per la sparizione dell’interpretazione?
È dunque vero che certi apparecchi ridefiniscono lo standard della loro categoria; questa è l’impressione che fa l’Esoteric. Ogni CD è una riscoperta, l’ascoltatore capisce che dovrà riabituarsi a tutta la sua discoteca.
Questo SACD/CD player sembra irrompere nell’idea di riproduzione come un potente aspirapolvere sui bioccoli sotto il termosifone: pulisce non solo l’apparenza, ma la sostanza. E apre all’ascoltatore la porta di una nuova dimensione dell’ascolto. O, almeno, è quello che fa a chi non è abituato a questo livello di chiarezza. Piacerà a tutti? Chissà: molti preferiscono un po’ meno perfezione per potere sentire nel suono anche un po’ della propria personalità: qui siamo ai confini dell’autenticità. L'Esoteric K-07xs rischia di far venire voglia di migliorare tutto quello che c’è a valle. È una buona cosa? Dà anche l’impressione che non si possa più tornare indietro. È una buona cosa?
Il 1986 è lontano, ma di colpo ci ritroviamo in presenza del nostro primo dischetto d’argento e questa volta le nostre aspettative non saranno deluse. La storia del CD sembra ricominciare daccapo. Può piacere o non piacere, il brand può sembrare un po’ enfatico ma forse questo è il CD.
MB